Mestieri

I Mestieri sono quelle attività svolte dall’Artigiano in senso lato, che è un lavoratore esperto che utilizza attrezzi, macchinari e materie prime per la produzione o la trasformazione di determinati oggetti o alimenti.
Prima della rivoluzione industriale tutta la produzione era affidata a loro.

I Mestieri sono attività manuali che realizzano o ripristinano a mano oggetti o marchingegni

Per definizioni, cenni storici e geografici fonte info da vocabolari ed enciclopedie.

I Mestieri svolti dal così detto Artigiano sono per realizzare oggetti utili e decorativi, fatti completamente a mano o per mezzo soltanto di semplici attrezzi.

Gli articoli prodotti tramite fabbricazione in serie o da macchine non sono artigianato, ma anche attività necessarie per la sistemazione manuale di marchingegni, macchinari o sistemi guaste o da manutenzionare, affinchè la loro vita utile sia la più lunga possibile.

Cooperative
Nell'antichità pre-romana la condizione giuridica degli Artigiani, fu generalmente precaria, dato che vennero valutati allo stesso livello degli schiavi, nonostante i migliori riuscissero a raggiungere una certa fama.
Nell'antica Roma la condizione degli Artigiani migliorò gradualmente fino a consentire loro di ottenere la dignità di cavaliere. A Costantinopoli, si tessero particolari vincoli per prevedere una continuità di Mestiere nell'ambito familiare. In questo periodo storico le officine imperiali si accostarono, per importanza, alle corporazioni, ed assunsero un ruolo fondamentale per trasmettere le conoscenze e gli uomini in tutte le zone dell'Impero.
In Europa, durante il Medioevo, gli Artigiani si riunivano spesso in cooperative. Erano associazioni approvate dalle autorità locali e alle quali erano dati certi diritti. Le cooperative controllavano la produzione e la distribuzione della merce per accertarne la qualità e per impedire la concorrenza dei mercati esterni.
Tra tutte le corporazioni, una delle più ricche fu quella dei muratori che già ai quei tempi poteva concedersi il lusso di riunirsi in locali appositi, chiamati logge. Nello stesso periodo la considerazione degli Artigiani nel mondo islamico era piuttosto scarsa, mentre in Oriente fiorì l'attività artigianale presso i centri religiosi e le corti.
In Cina la pittura venne avvicinata alla poesia come grado di importanza, a scapito della scultura. Assieme ai commercianti, gli Artigiani occuparono la fila centrale della gerarchia sociale europea ed indiana, sotto gli aristocratici e sopra gli agricoltori.
Al contrario, la categoria degli Artigiani nel periodo Edo del Giappone è stato sotto i samurai e gli agricoltori, ma sopra i mercanti.
Per diventare un Artigiano nelle cooperative, una persona doveva lavorare da giovane sotto un Artigiano esperto, come apprendista non pagato. Quando completavano l'addestramento diventavano operai a tutti gli effetti e ricevevano una paga. Per essere riconosciuto come esperto doveva produrre merci che rispettassero gli standard della sua cooperativa.
Fu ai tempi dell'Umanesimo che le corporazioni raggruppanti le arti del disegno iniziarono a staccarsi dalla altre, invocando trattamenti migliori, ma bisognerà attendere la costituzione delle Accademia per assistere ad una distinzione economica e pratica tra gli Artigiani e gli artisti.
Gioiellieri
Gli Artigiani specializzati nella gioielleria cominciarono a creare oggetti nel 7000 a.C. , quando l'oro cominciò ad essere scolpito per adornare gli esseri umani.
Tutt'oggi questo Mestiere continua ad essere praticato ed esistono moltissimi gioiellieri al mondo. Anche se il prezzo dei loro manufatti non può di certo essere competitivo con i gioielli fatti con l'ausilio delle macchine, sono molto apprezzati per la loro unicità, varietà e bellezza.

L'Artigianato è un'attività lavorativa in cui gli oggetti utili e decorativi sono fatti completamente a mano o per mezzo soltanto di semplici attrezzi: gli articoli prodotti tramite fabbricazione in serie o da macchine non sono artigianato.

Il manufatto
Un manufatto è un oggetto la cui forma è giustificata dalla prestazione a cui era destinato, ancora prima della sua effettiva realizzazione, cioè materializza l'intenzione preesistente da cui ha tratto origine.
I manufatti presuppongono un progetto, uno scopo e di conseguenza un'intelligenza capace di attività creativa. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, i manufatti sono oggetti prima cognitivi, poi realizzati concretamente.
In un martello, ad esempio, è evidente la ragione per la quale esiste una estremità pesante. Una pietra al contrario deve la sua forma a cause naturali, quali terremoti, rotolamenti, frane, onde etc.

Dal punto di vista evolutivo, l'Homo habilis, ad esempio, possedeva questa capacità solo a livello embrionale: la costruzione di utensili complessi (come asce, falcette e raschiatoi), oltre al possesso della motricità fine, presuppone una capacità immaginativa, ossia un'idea del prodotto che è anteriore alla sua esecuzione. Reperti di questo tipo, trovati in grandi quantità nei siti archeologici, sono riconosciuti come prodotto di un'attività di tipo creativo perché rispetto a tutti gli altri sassi sono il risultato di un'arte.
Un grado di intelligenza creativa che, seppur basso, dà un vantaggio competitivo rispetto alle altre specie con cui condivide l'ambiente.
L'accrescersi in Homo Erectus e Homo sapiens di abilità cognitive immaginativo/creative porterà alla costruzione di manufatti sempre più complessi.

Il manufatto e il concetto di innovazione
Manufatto è un oggetto, nella sua accezione più ampia possibile, fisico o non fisico, che presuppone una intenzionalità nell’usare l’oggetto stesso, sia essa individuale o sociale, declinata in “utilizzazioni possibili”, che lo porta a divenire attrezzo, quindi oggetto effettivamente impiegato in attività umane che, nel momento dell’utilizzo stesso, produce un cambiamento delle capacità umane stesse del o degli utilizzatori, e che attraverso l’interazione (finalizzata alla costruzione di un senso comune) porta ad una nuova costruzione, inizialmente contestualizzata e soggettiva, del mondo che ci circonda, costruzione che altrimenti non sarebbe esistita senza il manufatto che, attraverso il processo di mediazione (qui definibile come interazione modificata da un utensile), porta alla costruzione di nuova conoscenza, quindi non più soggettiva e contestualizzata, ma collettivamente condivisa e distribuita, influenzando così la realtà che ci circonda grazie all’innovazione apportata.
Il termine manufatto è spesso usato impropriamente
da professionisti dell'edilizia e dal personale per indicare genericamente qualsiasi prodotto o articolo senza prendere in considerazione le definizioni che precedono.

Caratteristiche dei manufatti
Le caratteristiche fisiche che distinguono i manufatti dagli oggetti naturali sono regolarità e ripetitività:
  • La regolarità è l'insieme di proprietà possedute dagli oggetti artificiali, quali la simmetria perfetta e la forma ricca di figure geometriche semplici (superfici piane, spigoli rettilinei, angoli retti). Dal punto di vista cognitivo queste caratteristiche assumono un significato preciso e possono essere riferite a certi tipi di organizzazione percettiva, come i criteri di raggruppamento secondo fattori di prossimità, somiglianza, continuità, simmetria.
  • La ripetitività è la caratteristica più importante, intesa come riproduzione di oggetti che mostrano le intenzioni sempre uguali del loro creatore. Psicologicamente, questa proprietà dei manufatti potrebbe essere ancor meglio definita come "ridondanza". Una ciotola può avere differenti misure, essere costruita con molti materiali, ma alcuni elementi sono sempre presenti e si rifanno al prototipo che ne identifica la specie.

I criteri definiti, inquadrati all'interno delle concezioni psicologiche del funzionamento mentale, aiutano a comprendere come si formano i programmi motori destinati ad utilizzare i manufatti di una stessa specie, quand'anche si presentino con fogge differenti come le penne o le caffettiere o come sia possibile riconoscere gli oggetti da particolari prospettive o in contesti inusuali.
Il concetto di riconoscimento e/o l'usabilità di un manufatto può essere ulteriormente affinato col termine inglese affordance che indica le proprietà reali o percepite che le cose possiedono o sembrano possedere
Il termine è applicato solitamente alle metodologie tradizionali di produrre le merci: gli articoli così prodotti hanno spesso importanza culturale e/o religiosa, e comunque contengono alcune qualità estetiche.
Solitamente ciò che distingue il termine di artigianato da quello di arte-scienza è un aspetto dell'intenzione: l'artigianato crea oggetti d'uso, che hanno cioè uno scopo oltre la semplice decorazione. Da un punto di vista della qualità, la differenziazione tra artigiani ed artisti maturò solamente a partire dal Rinascimento, quando alla pittura e alla scultura venne assegnata una maggiore importanza rispetto alle altre attività, considerate nel Medioevo facenti parte dell'artigianato.[1] Inoltre nello stesso periodo storico, si creò anche una gerarchia di classi all'interno delle organizzazioni degli artigiani.

Differenza tra Artiginato e Arte

  • L'Artigianato generalmente è considerato un lavoro tradizionale, generato come parte necessaria di vita quotidiana;
  • Le Arti implicano il perfezionamento di una tecnica creativa.

Cenni storici
Atelier greco del 550 a.C.
Nell'antichità la formazione di comunità stabili, costituì un incentivo all'Artigianato.
Il perfezionamento di un particolare manufatto, richiese una sempre maggiore specializzazione e quindi la nascita di “caste a conoscenza di segreti professionali”.
Con l'espansione dei centri e la sempre crescente domanda di mano d'opera, si installarono comunità stabili di artigiani, spesso in determinate vie o zone della città.
L'allargamento del commercio consentì ad alcuni centri di specializzarsi nella produzione di propri manufatti, come nel caso di Corinto e Samo per i vasi, Mileto nelle stoffe e nei tappeti. Lo sviluppo dell'attività artigianale procede di pari passo con quello delle città e del commercio perché la crescente complessità sociale e produttiva di un nucleo urbano in espansione comporta la diversificazione delle attività artigianali.
La formazione di una rete di scambi tra città o aree diverse permette una circolazione delle tecniche e delle materie prime, con il doppio risultato di accelerare il progresso di molte lavorazioni e di specializzare la produzione artigianale per aree e per città.

Dal punto di vita sociale la figura dell'Artigiano non è facilmente inquadrabile, però è chiaro che:

<< l'Artigiano diventa tanto più importante ed autonomo quanto più specialista o meno legata al fabbisogno quotidiano è l'attività svolta >>.

Un Esempio:
  • se l'Artigiano che produce ciotole per la mensa degli schiavi è probabilmente anch'egli uno schiavo e i ritmi del suo lavoro sono regolati dallo stato;
  • lo specialista che lavora materiali di lusso come il lapislazzuli o crea arredi di pregio gode di più libertà e rispetto sociale.

Pertanto è probabile che, accanto ai laboratori statali, soprattutto in città molto dinamiche dal punto di vista commerciale ci fosse un proliferare di piccole botteghe artigiane che con il tempo si trasformavano in vere e proprie imprese.

Nell'Antico Egitto

e i grandi stati che si sono succeduti nell'area mesopotamica organizzarono anche il lavoro su vasta scala: lo si deduce dalla standardizzazione dei prodotti ritrovati con gli scavi e da testimonianze ricavabili da pitture o bassorilievi. La produzione artigianale degli oggetti d'uso più quotidiano era attentamente programmata e sorvegliata dai tecnici statali. Di grande importanza era la produzione di armi e materiale per l'esercito; ma, parallelamente, esisteva una produzione meno sofisticata di oggetti e beni di lusso (gioielli, unguenti, vasellame decorativo), destinata all'esportazione. Questi oggetti talvolta erano vere e proprie opere d'arte. Sono i commerci gestiti nel Mediterraneo da fenici, cretesi e minoici a dare grande impulso all'artigianato di beni di lusso (vetro, oro, avorio e stoffe pregiate) e alla produzione di vasellami per il trasporto di olio e vino. Si crea dunque un gusto artistico mediterraneo che mescola motivi ornamentali e tecniche di diversa provenienza.

Nel Mondo Greco
In quasi tutto il mondo greco l'artigianato diventa l'elemento propulsivo del sistema economico: città come Corinto e Atene costruiscono sugli scambi commerciali gran parte delle loro fortune, riuscendo a compensare l'aumento demografico grazie alle maggiori importazioni alimentari ottenute esportando i manufatti. La ceramica, sebbene prodotta in modo quasi industriale (cioè velocemente, senza cura per particolari che rendano l'oggetto unico e riconoscibile), raggiunge un notevole livello artistico. Le botteghe cominciano a differenziarsi per gusto e stile. La figura dell'artigiano acquista valore sociale, nelle città a più forte sviluppo commerciale, non ci sono preclusioni alla carriera politica di conciatori di pelle o fabbricanti di lampade, che anzi dispongono di patrimoni più vasti di molti proprietari terrieri.

Nell'antica Roma
la condizione degli Artigiani migliorò gradualmente fino a consentire loro di ottenere la dignità di cavaliere.
A Costantinopoli, si tessero particolari vincoli per prevedere una continuità di mestiere nell'ambito familiare.
In questo periodo storico le officine imperiali si accostarono, per importanza, alle corporazioni, ed assunsero un ruolo fondamentale per trasmettere le conoscenze e gli uomini in tutte le zone dell'Impero.
La Roma arcaica riconosce le corporazioni di mestiere che riuniscono gli Artigiani di un determinato settore:
pittori, flautisti, orefici, conciatori, carpentieri, calzolai e vasai.

La rapida formazione delle strutture statali moltiplica le figure professionali indispensabili: dagli specialisti che lavorano per l'esercito ai dipendenti della zecca, dai Tecnici-Artigiani per i lavori di costruzione e mantenimento delle terme ai carpentieri specializzati in teatri, dai tintori di tessuti agli specialisti in giochi d'acqua per ville e palazzi.
In epoca imperiale si forma anche un collezionismo di opere d'arte del passato che tende ad attribuire dignità artistica al lavoro artigianale e incrementa le attività di riproduzione dei grandi capolavori dell'arte greca.
La creazione di un vasto impero porta alla specializzazione territoriale di molte produzioni (metallurgia nelle province occidentali; ceramica e prodotti tessili in Gallia) mentre la forte concorrenza provinciale danneggia progressivamente la produzione italica. Se le piccole imprese artigianali davano lavoro a quattro-cinque persone, sembra che grandi manifatture potessero avere anche un centinaio di addetti fra artigiani e operai.
Alcuni studiosi hanno individuato nel sistema produttivo di epoca imperiale sistemi pre-industriali: nella Gallia Narbonese si pensa esistessero grandi laboratori con complessi di duecento forni. È stato calcolato che in Egitto una fornace con un unico camino e con un lavoro suddiviso tra vasai e assistenti fuochisti potesse produrre fino a quindicimila anfore all'anno. Alcuni documenti testimoniano anche veri e propri scioperi di operai specializzati di piccole manifatture che rivendicano aumenti salariali.
Non si ebbe però un reale passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale: la transazione fu frenata, tra l'altro, dagli alti costi di trasporto delle merci, che danneggiavano l'esportazione dei prodotti d'uso comune, o dalla relativa semplicità e inimitabilità delle tecniche manifatturiere, che impedivano a un'unica impresa di assumere una posizione nettamente dominante sul mercato. Tra tutte le corporazioni, una delle più ricche fu quella dei muratori che già ai quei tempi poteva concedersi il lusso di riunirsi in locali appositi, chiamati logge.
Nello stesso periodo la considerazione degli artigiani nel mondo islamico era piuttosto scarsa, mentre in Oriente fiorì l'attività artigianale presso i centri religiosi e le corti; in Cina la pittura venne avvicinata alla poesia come grado di importanza, a scapito della scultura.

Nel basso Medioevo
a causa dello spopolamento dei centri urbani, l'attività artigianale proseguì quasi esclusivamente nei monasteri e nella sede della corte.
Nei regolamenti comunali, alcune attività ritenute fastidiose per i fumi o i rumori vennero decentrate in zone periferiche.
In questa fase si diffusero le botteghe a conduzione familiare e iniziarono ad essere regolamentati i rapporti tra maestro e operaio.
L'organizzazione delle officine imperiali si ritrovò, con molte somiglianze, nei cantieri dell'epoca che riunivano sotto la guida del capomastro:
artisti, muratori, falegnami, orefici, etc.
Nel secolo IV gli Artigiani sono ormai legati a corporazioni di mestiere, che si fanno garanti del pagamento di tasse fisse. In questo modo la professione diventa ereditaria.
Con la graduale riduzione dei mercati e la regressione del mondo urbano, l'organizzazione economica dell'età imperiale, altamente specializzata e diversificata, subisce una profonda trasformazione.
La produzione artigianale, strettamente legata allo sviluppo della città, subisce una grave contrazione.
Il processo di disgregazione economica si conclude con il frazionamento politico dell'impero e l'insediamento di nuove popolazioni che riorganizzano le attività produttive su esigenze differenti e nell'ambito di un nuovo mercato a scala regionale, se non addirittura locale. L'Artigianato si concentra perlopiù sulla produzione di armi e attrezzature militari per la classe di guerrieri, dominante nel nuovo ordine di cose.
L'apporto delle tecniche metallurgiche dei popoli non romani è importante e incide sulla produzione artigianale.
I longobardi, soprattutto dopo la conversazione al cristianesimo e la piena integrazione delle maestranze italiche, sviluppano una produzione artigianale che si segnala soprattutto nelle arti decorative (monili e gioielli) e nella scultura.
Tuttavia, al di fuori dei centri che mantengono un'importanza politica, le tecniche si riducono e si semplificano, portando a un artigianato non specialistico di sussistenza, cioè ridotto alla produzione degli oggetti necessari alla sopravvivenza quotidiana; perlopiù si tratta di strumenti di lavoro in legno.
L'economia curtense, chiusa all'interno del feudo signorile, consolida questo modello con la formazione di un piccolo artigianato di villaggio che garantisce alla comunità e al castello una serie di lavorazioni.
Emerge, come accadeva nei villaggi del mondo antico e nelle società tribali, la figura del fabbro, che produce le armi per il signore e i suoi soldati e si occupa della ferratura dei cavalli. La nuova organizzazione sociale di tipo feudale, che riconosce il potere solo nella proprietà della terra, lo relega però a un ruolo subalterno che non gode di particolare prestigio.
La scarsa circolazione delle merci ostacola lo sviluppo tecnico.
Soltanto a partire dal secolo X la rinascita agricola permette un nuovo e significativo sviluppo dell'Artigianato nell'ambito contadino grazie alla diffusione di nuovi strumenti sia nei villaggi sia nei centri più grandi, dove si rivitalizza l'attività commerciale.
I centri con fiere e mercati danno un impulso particolare alla produzione artigianale, che comincia a specializzarsi localmente e a diversificarsi anche grazie all'utilizzazione di materiali sino ad allora rari o addirittura sconosciuti.
I commerci via mare richiedono la costruzione di navi.
Le città si ampliano e si arricchiscono di monumenti e di edifici pubblici, sollecitando così l'artigianato connesso con l'edilizia, dalla produzione di mattoni alla lavorazione di marmi, pietre e materiali di pregio.
Nel secolo XII il processo è ormai consolidato in tutta Europa.
Le città si differenziano con lavorazioni che vengono poi esportate o producendo merci ulteriormente lavorate altrove. Firenze si specializza nella produzione di tessuti di lana, togliendo il primato a Lucca, che si concentra nella lavorazione della seta. Le città delle Fiandre scelgono la produzione di armi, attrezzi in ferro, velluti e broccati, ma raggiungono il primato in Europa nella lavorazione di tessuti di lana di lusso, anche grazie alla qualità della materia prima. Il ciclo produttivo che porta alla lana filata è complesso e comprende molte operazioni (come la lisciatura, la battitura, la pettinatura, la cardatura): si cerca pertanto di concentrare tutta la lavorazione in città per migliorare l'organizzazione del lavoro, riducendo i tempi e i costi.
Le Fiandre, dove tutto il processo produttivo si compie in città, introducono innovazioni che aumentano la qualità del prodotto e contribuiscono alla sua affermazione sui mercati. Lo sviluppo del commercio della lana incentiva la scoperta della ruota per filare, che accelera i tempi di lavorazione, e del telaio orizzontale a pedale, che sostituisce quello verticale. Un'organizzazione delle fasi produttive simile alle Fiandre, si afferma per la seta a Lucca, dove il processo inizia con l'allevamento del baco e si conclude con la tessitura del prodotto.
Genova si specializza invece nella lavorazione di prodotti comprati in città senza sbocco al mare, come Lucca o Piacenza, che poi li esporterà. Si sviluppano quindi attività come la tintoria o la sartoria.
Milano, ben collegata con le città dell'Europa settentrionale, diventa un centro importante per l'oreficeria e la lavorazione delle armi.
Si crea insomma un complesso sistema di scambi e interdipendenze economiche che mette in relazione città europee assai distanti fra loro, stimola lo sviluppo tecnico e qualitativo dei prodotti e incide sull'organizzazione del lavoro.
Ci sono botteghe artigiane di tipo famigliare, in cui il lavoro si tramanda di generazione in generazione e dove lavorano apprendisti che potranno, nei casi più fortunati, aprire una bottega per conto proprio. Ma ci sono anche, nelle città più vitali, grandi manifatture, proprietà di mercanti-imprenditori, spesso organizzati in società, che impiegano decine e decine di operai salariati. Le corporazioni, che cominciano a diffondersi già nel secolo XI, sono organizzazioni di mestiere che nascono con l'intento di proteggere il prodotto dall'analogo bene importato (intento protezionistico) e di assistere gli Artigiani membri della corporazione in caso di malattie, disgrazie, tracolli economici, lutti (intento assistenzialistico). Si vogliono difendere, anche con interventi politici, i prodotti dalla concorrenza e suddividere i forti rischi delle nuove attività che prevedono l'esportazione e la vendita dei prodotti su mercati lontani.
Le corporazioni regolano minuziosamente l'attività: concordano infatti precise normative sui prezzi delle merci, gli orari di lavoro, i salari e perfino le modalità di lavorazione di determinati prodotti.
Attraverso le corporazioni, il ceto artigiano giunge a controllare politicamente la vita di molte città. La differente forza economica delle varie attività definisce i rapporti di potere all'interno della classe stessa.
A Firenze, per esempio, si definisce una gerarchia fra arti maggiori – mercanti, banchieri, giudici, notai, artigiani della lana, della seta e delle pelli, che hanno maggiore disponibilità finanziaria e gestiscono manifatture per l'esportazione –, arti mediane – calzolai, rigattieri, fabbri, beccai, artigiani del legno e della pietra legati più che altro alla bottega e al mercato cittadino –, e arti minori – che operano esclusivamente all'interno della città.
Nelle regioni dove l'organizzazione raggiunge il suo apice nella prima metà del secolo XIV.
La vasta e straordinaria produzione artistica (affreschi, arazzi, sculture) e l'architettura gotica, con le innovazioni tecniche che permettono un notevole sviluppo in altezza degli edifici e con la ricchezza decorativa (si pensi al Duomo di Milano, a quello di Orvieto o a Notre-Dame di Parigi), testimoniano la diffusione di artigiani molto qualificati (maestranze) e l'attenzione che le realtà cittadine e le autorità laiche e religiose rivolgono alle arti.
La costruzione di una cattedrale o di un palazzo comunale richiede lo sforzo economico di tutta la collettività. D'altra parte ogni bottega artigiana viene variamente coinvolta nell'impresa.

Nell’Umanesimo
Fu ai tempi dell'Umanesimo che le corporazioni raggruppanti le arti del disegno iniziarono a staccarsi dalla altre, invocando trattamenti migliori, ma bisognerà attendere la costituzione delle Accademia per assistere ad una distinzione economica e pratica tra gli artigiani e gli artisti.

Nel Settecento
se da un lato il commercio sempre più crescente richiese la formazione di complessi industriali, come quello di Murano per il vetro, dall'altro serpeggiò soprattutto nelle corti la preoccupazione per la crisi dell'artigianato, al punto da introdurre nuove tecniche di lavorazione, come quella della pietra dura a Firenze. In quegli anni sorsero le scuole di arti e mestieri destinate a preparare gli artigiani.

Nell'Ottocento
la reazione contro la produzione di massa trovò il suo massimo esponente nel movimento Arts and Crafts, che sostenne il ritorno ad una produzione di alta qualità artistica.

Nel Novecento
le scuole cercarono di avvicinarsi sempre più all'industria e l'esempio più significativo è stato quello del Bauhaus, scuola di arti e mestieri tedesca, "autrice" di molti oggetti ancora oggi apprezzati dalla classe mondiale dei consumatori.

( Per questi specifici contenuto, fonte definizioni e info da: Vikipedia ... " l' Enciclopedia Libera" ).


Conclusioni:


Quindi fatte queste dovute premesse, qui in “jobTalentMe” nella categoria Mestieri si classificheranno i TALENTI ovvero i job’s Talents con le discipline artistiche riferite a quelle raggruppabili nelle Arti performative, ovvero quelle Arti che richiedono all'artista, in questo caso il Mestierante o Artigiano non solo di essere prodotte, ma anche di essere eseguite o interpretate, qui in “jobTalentMe” troveranno classificazione in questa specifica categoria l’espressione di TALENTI nei seguenti ambiti:

Mestieri
I Mestieri sono quelle attività svolte dall’Artigiano in senso lato che è un lavoratore esperto che utilizza attrezzi, macchinari e materie prime per la produzione o la trasformazione di determinati oggetti o alimenti, prima della rivoluzione industriale tutta la produzione era affidata a loro, ovvero tutte quelle le attività che ancora oggi, proprio perché sono attività di produzioni e lavorazioni manuali, e quindi tali definite artigianali, e quindi considerate da un certo punto di vista differenti, e per alcuni anche migliori, a quelle prodotte industrialmente, in quanto nella loro fattispecie considerate pressocchè uniche per ciascuna di loro, e quindi attività applicate per la lavorazione:
  • dei vari materiali derivanti dai vegetali quali il legno, il sughero, il bambù, la canapa, il cotone, etc. … ;
  • dei vari materiali derivanti dai minerali quali il ferro, le leghe, etc. … ;

ed inoltre tutte quelle le attività applicate assemblando manualmente, con l’ausilio di attrezzi i predetti materiali insieme o per la lavorazione o l’utilizzo ai vari sistemi o macchine costruite dall’uomo nei seguenti ambiti:
  • nella meccanica;
  • nell’idraulica;
  • nell’elettricità;
  • etc. … .